Perugia

CENTRO STORICO

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SAN PIETRO

L’Ordine benedettino è uno dei primi ordini monastici occidentali, fondato nel 529 nel cenobio di Montecassino da Benedetto da Norcia, che ne scrisse la regola, basata sul motto ORA ET LABORA (prega e lavora), motto che rappresentò un modello per la civiltà cristiana medievale sottolineando l’importanza assegnata dalla comunità benedettina sia alla vita contemplativa che all’attività manuale.

Dal Medioevo in avanti le abbazie benedettine costituirono degli importanti centri di cultura, che attraverso i loro scriptoria e le loro biblioteche contribuirono a conservare e a trasmettere i testi antichi.

Da mille e cinquanta anni i benedettini sono a San Pietro a Perugia. Mai abbandonarono il monastero, nemmeno per un giorno, neppure ai tempi della Rivoluzione Francese o delle guerre durante l’Unità d’Italia. La vita dei monaci conforme alla regola del Santo fondatore, si svolge all’interno del monastero alternandosi tra il lavoro e la preghiera e lo studio. Le aule scolastiche all’interno del Chiostro del Pozzo in sintonia con lo spirito della regola di San Benedetto e testimoniano l’esistenza del “collegio” per la formazione teologica di giovani monaci di tutta la congregazione.

La nascita dell'Abbazia di San Pietro viene fatta risalire all'anno 966, Fin dall'origine il Monastero di San Pietro godette di autonomia rispetto alle gerarchie religiose locali, in quanto dipendente direttamente dalla Chiesa di Roma, fatto questo che fu causa nei secoli di frequenti lotte tra il Monastero e i vescovi di Perugia. La bolla di Gregorio VI del 1045 confermò la soggezione del Monastero di San Pietro soltanto alla Chiesa di Roma. Presto i beni dell'Abbazia si estesero ben oltre il territorio della diocesi di Perugia .

L’interno della chiesa, a tre navate, è di tipo basilicale. Le diciotto colonne su cui poggiano le arcate sono di reimpiego e provengono da edifici di epoca romana; sono databili tra la fine del III e gli inizi del IV secolo d. C. Stesso discorso vale per i capitelli e per le basi delle colonne. L’aspetto attuale è il risultato degli imponenti lavori di rinnovamento condotti alla fine del Cinquecento per volontà dell’abate don Giacomo da San Felice da Salò. La direzione dei lavori fu affidata all’architetto Valentino Martelli che fece costruire un nuovo altare e spostare il monumentale coro ligneo.


Il rinnovamento riguardò anche la decorazione pittorica delle navate e della zona absidale, coinvolgendo pittori come Giovan Battista Lombardelli, Benedetto Bandiera, Pietro Rancanelli, Giovanni fiammingo. Grande risalto visivo assunsero le tele sistemate nella navata centrale. Di colossali dimensioni, furono realizzate a Venezia (1592-1594) dal pittore greco Antonio Vassillacchi detto l’Aliense che le spedì via mare fino al porto di Pesaro. Un secondo, importante riassetto avvenne nel secolo XIX, quando le navate laterali furono attrezzate per accogliere il vastissimo patrimonio d’arte appartenente ai monaci benedettini. Nacque così quella singolare, straordinaria quadreria seconda soltanto in Perugia, per importanza e quantità di opere, alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

L’abbazia benedettina di San Pietro di Perugia è una delle fondazioni monastiche più antiche e prestigiose dell’Italia centrale. Ha svolto un ruolo strategico fondamentale nella politica del Papato durante tutto il medioevo, fino al secolo XIX, quando fu soppressa prima dai Francesi, nel 1793 e nel 1798, poi dal governo italiano nel 1890. La basilica venne edificata sul colle Caprarius (detto anche Calvario) dominante la piana del Tevere; la chiesa primitiva si trovava con ogni probabilità nei pressi di un cimitero cristiano.

Fu a lungo di pertinenza vescovile. Nel VI secolo, stando al racconto di Gregorio Magno, vi fu sepolto Sant’Ercolano.

L’archivio del monastero conserva privilegi papali e diplomi imperiali dei secoli XI e XII che attestano l’importanza e la vitalità raggiunta dalla comunità benedettina nel primi due secoli di vita. L’antica facciata della chiesa, a doppio spiovente, era preceduta da un portico ad arcatelle le cui tracce sono tuttora visibili ai lati dell’attuale porta di ingresso. Una preziosa testimonianza iconografica relativa a questa parte del complesso è contenuta nell’ultimo riquadro degli affreschi di Benedetto Bonfigli realizzato attorno al 1480 nella Cappella del Palazzo dei Priori di Perugia.

“Trionfo dell’ordine dei Benedettini” Il quadro del Diavolo a Perugia – Misteri della Storia

Il Trionfo vede raffigurati santi, papi, cardinali, vescovi, abati e i fondatori dell’ordine dei Benedettini e dei loro correlati come i Camaldolesi o i Silvestrini, tutti a contornare il grande fondatore dell’ordine monacale più famoso d’Europa, San Benedetto da Norcia.

Sino a qui un enorme quadro dalle figure che aumentano ancor più la sua maestosità, ma nessun particolare mistero. Tutto vero, finché non si osserva dall’altare maggiore, quindi mantenendo una certa distanza, e si distoglie lo sguardo dalle singole figure per immaginare invece i soggetti in un unico complesso. In particolare, se osserviamo San Benedetto e i due squarci di cielo che contengono il sole e la luna, al loro posto si vedrà una figura inquietante, senza dubbio demoniaca.

San Benedetto è il naso, i due squarci di sono gli occhi, San Pietro e San Paolo sono le orecchie, mentre i due ciuffi sono le corna. Inoltre i benedettini di spalle, che sono assolutamente inutili da un punto di vista storico dato che non se ne vedono i volti, con poca immaginazione li si riconosce come zanne di questo essere. E’ solo un gioco di ombre e luci?

Certo che no, per il semplice motivo che non ci sono al mondo quadri simili a questo. Infatti tutti i quadri con centinaia di personaggi sembrano fatti ad imbuto, cioè sembrano tutti gettarsi verso il centro, posto occupato spesso dal Cristo, invece qui la formazione è per lo meno strana, se non per dire ambigua. La chiesa stessa contiene altri misteri, uno degli ultimi scoperti riguarda l’originale chiesetta su cui è stata costruita, edificata in segreto nel periodo apostolico, metà del I secolo, presentando le medesime caratteristiche stilistiche della tomba di San Pietro a Roma.


ORTO BOTANICO

L’Orto medievale, del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici (C. A. M. S), è collocato all’interno del complesso di San Pietro e originariamente veniva utilizzato come orto-giardino dai monaci benedettini. Nel 1896 venne trasformato in Orto botanico e nel 1996, in occasione del centenario dell’istituzione degli insegnamenti agrari a San Pietro, è stato trasformato in Orto medievale. La planimetria della struttura e la collocazione di alcune piante sono state realizzate sulla base di criteri religiosi e culturali, permettendo così al giardino di rievocare miti e concetti tipici dell’età medievale.

Il punto di riferimento storico per l’Orto è il cosiddetto Hortus Conclusus: un giardino circoscritto da mura dove si coltivavano diverse piante utili per la vita monastica. Il percorso di visita è strutturato in tre parti: la ricostruzione simbolica del giardino dell’Eden; il bosco sacro e le aiuole delle piante medicinali e alimentari. L'etichettatura degli oltre duecento taxa presenti nell'Orto riporta il nome volgare desunto dal Regimen sanitatis e dalla Flos Medicinae della Scuola Medica Salernitana, che in quel periodo divenne uno dei maggiori centri di studio della penisola.

L’Orto medievale include anche importanti elementi storico - architettonici, come la via etrusco - romana, una porta urbica del 1200 e i resti delle opere murarie dei Benedettini della fine del XVI secolo.


SAN DOMENICO

La chiesa di San Domenico affaccia su la piccola e irregolare piazzetta Giordano Bruno lungo corso Cavour a Perugia. E' uno degli edifici religiosi più importanti della città. Si consiglia una visita per il suo maestoso campanile, tra i monumenti più celebri che contraddistinguono la città di Perugia, e per il monumento funebre del Papa Benedetto XI recentemente attribuito a Lorenzo Maitani su modello di quello del cardinale Guglielmo De Braye, opera di Arnolfo di Cambio, conservata in San Domenico ad Orvieto.

I domenicani, che giunsero a Perugia attorno al 1230, edificarono tra 1231 e 1260 una primitiva chiesa nell'area ove oggi sorge il chiostro maggiore. Nel 1304, avendo l'ordine assunto un ruolo assai importante in città sia dal punto di vista politico che religioso, si iniziarono i lavori di costruzione per una nuova grandiosa basilica. Secondo la tradizione il primo architetto a guidare il cantiere fu Giovanni Pisano; più probabilmente artefici del progetto furono gli stessi domenicani che operarono sotto la protezione del pontefice Benedetto XI, anche lui domenicano e risiedente in quegli anni in città. Consacrata da papa Pio II Piccolomini nel 1459, la nuova chiesa a tre navate con copertura a volta sorretta da piloni ebbe già alla metà del Cinquecento i primi problemi di staticità.

All'inizio del Seicento dopo il crollo delle navate (1614-1615) la chiesa venne interamente rifatta su disegno di Carlo Maderno (1629-1632). L'imponente facciata, che si apre in cima ad una scalinata a doppia rampa, è ornata da portale di epoca cinquecentesca mentre il fianco e l'abside conservano i contrafforti e le finestre ogivali di epoca Trecentesca. L'interno, con pianta a croce latina, è caratterizzato da nudità d'insieme. Contrasta con l'austerità delle navate il gotico fiorito della notevolissima vetrata absidale, datata 1411 e firmata dal perugino Bartolomeo di Pietro e dal fiorentino Mariotto di Nardo. Il finestrone, alto 23 metri, è il più grande dell'epoca dopo quello del duomo di Milano. L'abside conserva nella struttura e negli affreschi delle pareti e delle volte una efficace testimonianza della primitiva ricchezza architettonica e decorativa della basilica. Quanto resta nella navata e nelle cappelle infatti non è che una piccola parte del ricchissimo patrimonio qui un tempo conservato. La dispersione dei beni, che ebbe il suo culmine con le demaniazioni napoleoniche, iniziò ai primi del Seicento quando in seguito al crollo delle navate e alla demolizione delle cappelle, diversi polittici furono smembrati e tolti dalla chiesa. Tra le opere ancora conservate nella chiesa, nelle cappelle molti dei dipinti sono riferibili ad artisti umbri del XVIII secolo; sul muro di controfacciata è un grande affresco di Anton Maria Fabrizi raffigurante la Madonna con il Bambino tra Santi (1644). Particolarmente interessanti nella cappella di San Lorenzo il dossale in pietra e terracotta verniciata di bianco di Agostino di Duccio (1459) e nella cappella intitolata a Benedetto XI, il monumento funebre del Papa Benedetto XI morto a Perugia nel 1304, recentemente indicato come opera di Lorenzo Maitani ispirato nelle linee strutturali al monumento funebre del cardinale Guglielmo De Braye, opera di Arnolfo di Cambio, conservata in San Domenico ad Orvieto. Degne di nota anche la cappella di San Tommaso decorata con vari affreschi votivi tra cui l' Uccisione di San Pietro Martire attribuita a Cola Petruccioli (fine XIV secolo), la cappella della Resurrezione o del Rosario che conserva una Madonna con Bambino tra i Santi Domenico e Caterina attribuita a Giovanni Lanfranco e la cappella della Beata Colomba da Rieti il cui altare conserva una copia del XIX secolo da un dipinto dello Spagna oggi in Galleria Nazionale dell'Umbria. Il campanile, opera di Gasparino Antonimi della fine del Quattrocento, era sormontato da un'altissima cuspide piramidale che sorreggeva una palla ed una croce. L'altezza complessiva doveva raggiungere i 126 metri di altezza. Nel Cinquecento forse per ragioni statiche fu mozzato al disopra dei due finestroni gotici.


MANU

Il complesso conventuale domenicano, con ingresso a sinistra della chiesa, è dal 1948 sede del museo Archeologico Nazionale. Curiosità Tra le opere più celebri erano conservati nell'edificio: la Madonna con il Bambino di Duccio di Buoninsegna; la Madonna con il Bambino di Gentile da Fabriano; il Polittico Guidalotti di Beato Angelico; il Polittico dei Domenicani e l' Adorazione del Magi di Benedetto Bonfigli e la Pala di Ognissanti di Giannicola di Paolo.

SANT'ERCOLANO

La Chiesa di Sant’Ercolano di Perugia è una particolarissima chiesa umbra di stampo gotico e con pianta ottagonale.Venne edificata agli inizi del 1300 proprio sul posto dove venne compiuto il martirio del santo a cui è intitolata.

Le spoglie del Santo sono conservate e custodite all’interno del sarcofago romano (III-IV sec.) che funge da altare all’interno della chiesa stessa.

L’architettura originaria di questa chiesa prevedeva due piani non comunicanti tra di loro e con due ingressi autonomi.

Nel 1543 con la costruzione della Rocca Paolina si decise di demolire la cappella superiore della chiesa di Sant’Ercolano in quanto ostruiva la vista panoramica della nuova costruzione divenuta uno degli edifici più importanti della città.

La chiesa infine fu modificata agli inizi del ‘600. L’esterno fu arricchito di una doppia scalinata e l’interno fu decorato in perfetto stile barocco con intrecci di fogliami ed arabeschi e con scintillanti stucchi dorati per le cappelle.

All’interno della chiesa infine era possibile ammirare la Pala dei Decemviri, una stupenda e preziosa pala d’altare dipinta da Pietro Vannucci, Il Perugino, nel 1495. Dipinto talmente pregiato che viene ad oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana e che in chiesa viene degnamente sostituito da una benfatta copia di Biagio di Angelo.

Santo compatrono di Perugia, vi sono poche notizie della vita, ma qualcosa in più di dopo la morte. Visse nel VI secolo, e papa s. Gregorio Magno, che compilò i famosi “Dialoghi” (III, 13), scrisse che Ercolano faceva vita monastica nel monastero dei Canonici Regolari di sant’Agostino, prima di essere chiamato alla cattedra episcopale di Perugia, come successore del defunto vescovo Massimiano.

Verso il 547, dopo tre anni di assedio, i Goti di Totila (re degli Ostrogoti dal 541 al 552), in guerra con i bizantini nella penisola italiana, penetrarono nella città di Perugia, favoriti dalla delazione di un chierico, che informò i nemici sui piani di difesa della città; il vescovo Ercolano, che aveva resistito eroicamente con i concittadini, fu catturato, scorticato vivo, e poi decapitato davanti a Porta Marzia, per ordine di Totila, impegnato nell’assedio di Roma; il suo corpo fu gettato senza alcuna pietà, fuori delle mura cittadine.

Come per gli antichi martiri cristiani, anche per il vescovo Ercolano, ci furono mani pietose di fedeli, che raccolsero e ricomposero il suo corpo e lo seppellirono insieme a quello di un bambino trovato morto nello stesso luogo.

Una quarantina di giorni dopo, i profughi perugini ebbero dal comandante dei Goti, il permesso di ritornare in città, allora ricordando il loro vescovo Ercolano, morto martire per mano dei barbari, ne ricercarono il corpo sepolto, per trasferirlo nell’antica cattedrale di San Pietro.

Quando fu aperta la primitiva sepoltura, trovarono il corpo del bambino in avanzata fase di decomposizione, mentre quello del vescovo era intatto, quasi fosse morto quel giorno stesso.

Ma la meraviglia fu maggiore, quando si poté costatare che il capo era unito al corpo, come se non fosse mai stato tagliato, né vi erano cicatrici al collo, né segni delle torture e scorticature subite sul corpo.




Scalette e Porte

La pianta della città è caratterizzata dalla presenza di molte scalinate, a Perugia costruita su due colline attigue, le scale sono state usate per collegare le zone della città in maniera funzionale, le scalette dell'acquedotto, le scale di porta sole, le scalette di Sant'Ercolano, le più moderne scale mobili, hanno tutte una storia da raccontare e un panorama mozzafiato da fotografare.

Le porte invece chiudevano la città, rendendola una fortezza inespugnabile, le più importanti sono 5 Porta Eburnea, Porta San Pietro, Porta Sant'Angelo, Porta Sole, Porta Santa Susanna, che corrispondono anche hai Rioni storici della città. E poi l'Arco etrusco, Porta Marzia, Porta Sant'Ercolano, Porta San Costanzo, Porta Santa Croce, Porta Trasimena, Porta del Bulagaio, Porta Pesa, Arco dello Sperandio....

CHIESA DEL GESU'

La Chiesa del Gesù Perugia si trova nel centro storico di Perugia in Piazza Giacomo Matteotti (già del Sopramuro) accanto al Palazzo del Tribunale; un tempo sotto di esso vi era il carcere del Sopramuro dove fu imprigionato per circa un anno San Francesco dopo la battaglia di Collestrada tra Perugia ed Assisi del 1202.La posa della prima pietra avvenne il 4 maggio 1562 su progetto del gesuita Giovanni Tristano per volontà del vescovo di Perugia Cardinale Fulvio della Corgna, protettore della Compagnia di Gesù nata nel 1534 per opera dello spagnolo Sant’Ignazio di Loyola. La Chiesa del Gesù è tra le chiese strutturalmente più interessanti della città perché nell’area absidale è composta da tre oratori sovrapposti, a forma di torre, secondo una gerarchia sociale: l’Oratorio della Congregazione dei Nobili, quindi quello degli Artisti e, in basso, quello dei Coloni.

L’impianto della Chiesa ha origine cinquecentesca e l’interno è costituito da tre navate riccamente decorate. Nella volta si possono ammirare affreschi del genovese Giovanni Andrea Carlone raffiguranti le storie di Giosuè (1666). La facciata è stata ristrutturata nel 1934.

I Gesuiti hanno prestato il loro servizio presso la Chiesa del Gesù dal 1562 al 1773, anno in cui la Compagnia di Gesù venne soppressa da Clemente XIV fu così che nella Chiesa del Gesù di Perugia per disposizione del Papa, che aveva agito su richiesta dell’allora Vescovo di Perugia, monsignor Filippo Amadei, ai padri Gesuiti subentrarono i padri Barnabiti nel 1774.

Dal 1774 all’ottobre 2020 i Barnabiti hanno prestato il loro servizio presso la Chiesa del Gesù.


CATTEDRALE DI SAN LORENZO

La cattedrale di San Lorenzo si trova nel centro storico di Perugia in piazza IV Novembre di cui definisce il lato settentrionale. La cattedrale di San Lorenzo è uno degli edifici religiosi più rappresentativi della città.

Una prima chiesa dedicata al protomartire Lorenzo, martirizzato a Roma nel 258 d.C., sorse a partire dal IX secolo sopra l'antico foro della città etrusco-romana. Ma della prima costruzione non restano tracce. L'attuale chiesa, progettata nel Trecento come ampliamento di una precedente chiesa, ha assunto le forme attuali nel XV secolo. L'esterno, lasciato incompiuto, presenta facciata e fiancata rivestiti con marmo rosso e bianco. La facciata, assai meno maestosa del lato che affaccia sulla piazza IV Novembre, si apre su piazza Danti ed è vivacizzata da un portale barocco del 1729 opera di Pietro Carattoli.

La fiancata è invece caratterizzata da un portale dell'Alessi del 1538 sopra il quale, in una nicchia, è collocato il Crocifisso ligneo postovi dai perugini nel 1540 durante la guerra del sale contro papa Paolo III. A destra, proseguendo lungo il fianco, si trova il pulpito da cui, secondo la leggenda, San Bernardino da Siena, tra il 1425 e il 1427, predicò ai perugini; notevole anche la statua di papa Giulio III in bronzo, opera del XVI secolo di Vincenzo Danti. L'interno, con tre navate di cinque campate ciascuna separate da possenti pilastri, è completato da crociera, bracci del transetto e cinque cappelle absidali. Le volte sono coperte da fitti motivi decorativi che costituiscono una vera e propria antologia della pittura del Settecento. Tra le opere conservate nella chiesa si ricordano in controfacciata il sarcofago del vescovo Giovanni Andrea Baglioni opera di Urbano da Cortona (1451) e la grande tela di Giovanni Antonio Scaramuccia con la Vergine fra i patroni della città e i Santi Agostino, Domenico e Francesco. Per la devozione particolarmente importante è la cappella del Sant'Anello, decorata sull'altar maggiore con una tela di Jean-Baptiste Wicar che sostituisce un dipinto di Pietro Perugino dello stesso soggetto oggi conservato nel museo di Caen mentre all'inizio della navata destra, dietro la cancellata in ferro battuto della fine del XV secolo, è la Deposizione della Croce, di Federico Barocci (1569). Un elegante portale quattrocentesco alla destra del transetto immette poi in sacrestia dove si conserva uno dei più bei cicli manieristi di Perugia. Dall'oscurità dell'abside ettagona emergono i colori delle vetrate e il coro ligneo intagliato nel 1486 opera di Giuliano da Maiano e Domenico del Tasso. Nella navata sinistra degni di nota sono i resti dell'altare della Pietà, scolpito da Agostino di Antonio di Duccio nel 1473 e l'altare del Gonfalone ove è collocato lo stendardo professionale eseguito da Berto di Giovanni nel 1526 in occasione di una grave pestilenza che costituisce uno dei più completi documenti iconografici di Perugia prima della costruzione della rocca Paolina e delle conseguenti trasformazioni urbanistiche. Nel chiostro della cattedrale ha sede il museo Capitolare di San Lorenzo. Nella chiesa si conserva la venerata reliquia dell'anello nuziale della Vergine, sottratto agli abitanti di Chiusi nel 1473. L'anello, inserito in un apposito reliquiario e racchiuso in una cassaforte con sette serrature, fu posto ad otto metri di altezza entro vano protetto da inferriata dorata protetta da altre quattro chiavi. Il sant'Anello viene mostrato solo due volte all'anno, tra 29 e 30 luglio e nella penultima domenica di gennaio, quando si celebra la festa dello Sposalizio e vengono benedetti gli anelli nuziali.


Piazza-IV-Novembre Un tempo luogo dove si trovava il foro, Piazza IV Novembre è stata da sempre il centro nevralgico di Perugia, simbolo rappresentativo del potere religioso e civile. Il suo assetto, quello ancora oggi visibile, deriva dalla ristrutturazione della Platea Comunis o Magna, lo spazio che comprendeva l’attuale Piazza della Repubblica e la Cattedrale.

Realizzata tra il XIII ed il XV secolo, venne progettata per riqualificare l’acropoli di Perugia e si concentrò sull’ampliamento del Duomo stesso e sul magnifico Palazzo dei Priori.

PALAZZO DEI PRIORI


Imponente e splendido, il Palazzo dei Priori venne costruito tra il 1293 ed il 1443. Ampliato man mano nei secoli, oggi ospita gli uffici comunali e la Galleria Nazionale dell’Umbria, un museo dove sono raccolte le maggiori opere degli artisti regionali dal XIII al XIX secolo.

Venne costruito nel 1293-97, ma varie modifiche e cambiamenti vi verranno apportati fino al 1500. Si trova al centro della città, quello che un tempo era, come oggi, il fulcro della vita politica e sociale della comunità. La sua costruzione è stata decisa per dare una sede appropriata all’organo della magistratura, ma soprattutto perché Perugia stava vivendo il suo periodo di massima espansione e si percepiva la necessità di ostentarne la condizione di benessere, cercando di rappresentare le grandi ambizioni comunali.

L’edificio si affaccia con un lato su Piazza IV Novembre e con un altro lato su Corso Vannucci. È lungo circa centoventi metri, largo ventotto e alto trenta. Il materiale utilizzato è il travertino bianco di Assisi e la pietra bianca e rosa di Bettona. La struttura del palazzo, divenuta quella che conosciamo oggi, è frutto di tre diversi ampliamenti effettuati in tre periodi diversi. La base del progetto segue uno stile gotico, il primo intervento, fra il 1333 e il 1353, è realizzato vicino alla Chiesa di San Severo, con la costruzione delle tre arcate alla destra della facciata di fronte alla fontana. Il secondo intervento viene effettuato nella parte che si affaccia su Corso Vannucci, fra il 1429 e il 1443, con l’ampliamento sull’arco che passa sopra via dei Priori. Il Terzo ed ultimo, sempre sulla parte di Corso Vannucci in direzione Piazza della Repubblica, su progetto dell’architetto perugino Alessi.

La facciata che dà su piazza IV Novembre, presenta l’ingresso in cima alla scalinata attraverso il quale si accede alla Sala dei Notari. Sopra al portone, come a sovrastare la piazza intera, sono stati posti un grifo e un leone (attualmente gli originali sono conservati nella hall della Galleria Nazionale dell’Umbria). Il lato che si affaccia su Corso Vannucci mostra subito le bellezze delle sue linee e lascia intravedere con grande armonia anche i vari interventi di ampliamento. Al piano superiore sono visibili una splendida serie di Trifore gotiche che riprendono lo stile di quelle già presenti sulla facciata. È senza dubbio meritevole di menzione il magnifico portale maggiore, sopra il quale sono scolpiti in tre bassorilievi i tre santi patroni protettori di Perugia: sant’Ercolano, san Costanzo e san Lorenzo. Il portale, costruito nel 1346, è opera di raffinatissima e pregevole fattura, mostra diverse decorazioni scolpite che raffigurano scene varie di vita cittadina.

Tutto il perimetro superiore del palazzo è arricchito da merli, segni distintivi tipici dell’architettura comunale che però, non piacendo allo stato pontificio, vennero fatti togliere proprio quando Perugia tornò ad essere sotto il dominio papale, per poi ricomparire solo con l’Unità d’Italia. da vedere la Sala dei Notari, la Sala del Consiglio, la sala del Nobile collegio del Cambio, la sala del Nobile Collegio della Mercanzia e la cappella dei priori.


FONTANA MAGGIORE

Al centro di Piazza IV Novembre, questa fontana è uno dei simboli di Perugia. In stile gotico, venne progettata da Nicola e Giovanni Pisano in collaborazione con Fra Bevignate da Cingoli. Costruita in pietra d’Assisi tra il 1275 ed il 1278, celebrava l’arrivo dell’acqua sull’acropoli grazie al nuovo acquedotto. Decorata con 24 statue e 50 bassorilievi è formata da due vasche poligonali concentriche. La fontana è costituita da due vasche poligonali in pietra bianca e rosa sormontate da una tazza in bronzo con al suo centro un gruppo bronzeo di tre ninfe (o virtù teologali) che sorreggono un’anfora, dalla quale sgorga l’acqua (opera di Robeo). Originariamente, sui loro capi erano apposti quattro grifoni, sempre in bronzo, per ogni punto cardinale che ora sono esposti alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Le formelle della vasca inferiore riproducono scene emblematiche del Vecchio Testamento (seduzione di Adamo da parte di Eva, di Sansone da parte di Dalila), della fondazione di Roma (grande esempio per Perugia), un ciclo di calendario di lavori agricoli intercalati dalle rappresentazioni dei relativi segni zodiacali, seguono le sette 'arti liberali' , oltre alla Filosofia. Tra le 'arti meccaniche' e quelle 'liberali' si trovano i bassorilievi del grifone, simbolo araldico di Perugia, e del leone, simbolo dell’appartenenza di Perugia ai Guelfi. Conclude il ciclo delle arti liberali una coppia di aquile, che però difficilmente possono essere interpretati come simbolo imperiale, considerando il legame di Perugia al papato. Essendo l’aquila anche il simbolo araldico di Pisa, è su questa formella che Giovanni Pisano ha apposto la sua firma. La vasca superiore, sempre poligonale, poggia su 24 colonnine, sormontate da altrettante statue a ¾ di tondo. Rappresentano personaggi legati alla fondazione mitica della città e del suo ruolo politico e territoriale dell’epoca, Salomone e altri personaggi biblici da Mosé a Giovanni Battista, l’Arcangelo Michele e l’Arciprete Melchisedecco, la personificazione di Roma, della Chiesa, della Teologia ed i Santi Pietro e Paolo.

Restaurato nel 1948 con materiali non appropriati (p. es.: cemento), si è reso necessario un ulteriore restauro, molto approfondito, giunto al termine. Vista la sua lunga durata, comunque, fin dall’inizio dei lavori la fontana è stata ricoperta da una modernissima cupola in plexiglas con il duplice scopo di dare riparo ai restauratori ed all’opera stessa e di permettere al pubblico sia la visione della fontana che dei lavori in corso d’opera.


Cappella San Severo

Cappella San Severo, risalente al sec. XV, è attigua alla chiesa e al convento occupati dai Camaldolesi fin dal XII secolo.

Al suo interno si conserva un affresco eseguito da Raffaello Sanzio, tra il 1505 e il 1508, la cui parte superiore raffigura la Trinità.

Si tratta dell’unica opera rimasta a Perugia, completata dopo la sua morte dal suo maestro Pietro Vannucci - detto Perugino - nel 1521, con l’aggiunta di una teoria di Santi nella parte inferiore.


PALAZZO GALLENGA STUART

Palazzo Gallenga-Stuart si trova a Perugia in piazza Fortebraccio vicino all'imponente Arco Etrusco. Sede principale dell'Università per Stranieri di Perugia, fu per lungo tempo dimora gentilizia della famiglia Antinori.

Una visita al palazzo è consigliata per ammirare la sua architettura in stile tardo-barocco ma anche per vedere le sue sale riccamente decorate. Inoltre, per chi ama delle belle viste panoramiche, salendo agli ultimi piani del palazzo, si ha splendida vista sull'acquedotto duecentesco.

La piazza Fortebraccio, viene detta anche Grimana in ricordo del cardinale Marino Grimani, promotore della sua costruzione nel 1536 per colmare l'avvallamento che separava la città murata dal borgo Sant'Angelo

Il palazzo, in stile tardo-barocco, fu eretto nel 1748-58 dall'architetto perugino Pietro Carattoli, su progetto di Francesco Bianchi. Durante gli anni Trenta del Novecento, il conte americano Frederich Thorne Rider finanziò la costruzione della parte a ponente rimasta incompiuta. La facciata è scandita da pilastri e cornicioni in mattoni che separano le grandi finestre. L'interno è decorato con affreschi del Giuli e del Carattoli. In aula magna si ammira il dipinto dell'apoteosi di Roma del pittore futurista Gerardo Dottori. Il piccolo teatro del palazzo vide recitare Carlo Goldoni quando era ancora bambino.

Dal 1926 palazzo Gallenga-Stuart è sede dell'Università Italiana per Stranieri, finalizzata alla conoscenza ed alla diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo.

ARCO ETRUSCO

Porta monumentale etrusca (III sec. a.C.) orientata a Nord dell’antica cinta muraria. Per le sue dimensioni, 11 m. di altezza e per il suo ottimo stato di conservazione, è da considerare la più imponente di tutta l’Etruria antica.

Costruita in blocchi di travertino è composta da due torri trapezoidali e una facciata monumentale al centro, composta da due archi a tutto sesto sovrapposti. L’arco superiore, originariamente, si presume che fosse aperto per funzioni militari.

Sull’arco inferiore si legge la scritta Augusta Perusia, che fu apposta due secoli dopo la sua edificazione, a seguito del Bellum Perusinum (41-40 a.C.), importante episodio delle Guerre Civili che insanguinarono la tarda Repubblica, e della successiva ristrutturazione voluta da Augusto, da cui il nome Arco di Augusto. L’iscrizione Colonia Vibia venne invece posta al di sopra dell'arco in memoria di Vibio Treboniano Gallo, imperatore di origine perugina, che attribuì alla città il titolo di colonia.

Alla base del contrafforte sinistro è presente una fonte seicentesca e sul coronamento dello stesso, un loggiato rinascimentale. A destra della porta, lungo via Cesare Battisti, è uno dei più bei tratti di mura etrusche.


Chiesa di San Michele Arcangelo

La Chiesa di San Michele Arcangelo è una delle prime chiese paleocristiane in Italia (V-VI sec.). A pianta circolare con aggiunte di età gotica, come il portale del XIV sec.

L’interno si presenta in due vani concentrici, separati da sedici colonne romane di reimpiego, con capitelli corinzi e quattro cappelle disposte a croce greca. La luce penetra da 12 finestre aperte sul tamburo.


Quali sono le tracce dell’Ordine templare in questa chiesa così affascinante? Molti studiosi sostengono che i fattori siano i seguenti:


– San Michele Arcangelo, a cui è dedicata la chiesa, era considerato il santo-guerriero (come i cavalieri Templari)

– la forma circolare del tempio (che poi divenne quella di molti edifici templari) che simboleggia il cielo e la forma della città di Gerusalemme

– la presenza di croci patenti e fiori della vita sia su alcuni affreschi interni (potete verificare una Madonna dipinta con la croce rossa sul collo) che sul pavimento del corridoio circolare

– una particolare pietra sul pavimento dell’ingresso, di colore diverso dalle altre, che sembra messa lì quasi per caso e su cui è inciso un pentacolo (simbolo associato sia ai Templari che alla massoneria)


Altre testimonianze legate sia ai Templari che alla massoneria, però, sono visibili anche lungo Corso Garibaldi, la lunga via che conduce al tempio.

Vi aspettano, infatti, lettere nascoste, linee, un compasso e una squadra (al civico 104), e i nomi delle vie laterali come Via della Spada, Via dell’Oro, Via della Spina e Via della Pietra (forse riferite alle caratteristiche dell’Ordine templare)

L’impressione è che Corso Garibaldi costituisse una sorta di iniziazione, un cammino verso la sapienza che terminava proprio al Tempio di Sant’Angelo.


MOSAICO di ORFEO

Il mosaico di Orfeo e le fiere, in via Pascoli, all'interno della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Perugia, è uno dei più importanti monumenti di età romana della città. La denominazione corrente mosaico di S. Elisabetta ricorda la chiesa medievale soprastante al momento della scoperta del manufatto.

Il mosaico romano di Santa Elisabetta, risalente agli inizi del II sec. d.C., fu scoperto nel 1875 nel luogo dove sorgeva la chiesa medievale di Santa Elisabetta. Misura 14,10m x 8,10m

Ordinato a tessere bianche e nere, rappresenta il mito di "Orfeo e le fiere": il mitico cantore greco suona la cetra circondato da quaranta animali disposti su file parallele, che avanzano attratti dalla sua musica.

Il mosaico apparteneva probabilmente ad un complesso termale della Perugia romana. In età cristiana su di esso venne costruita la Chiesa, della quale restano le mura perimetrali.

VIA MAESTA' DELLE VOLTE

E’ per Via Maestà delle Volte che passerete se deciderete di percorrere Piazza IV Novembre sulla parte sinistra, diretti in Piazza Morlacchi o Piazza Cavallotti.


Vi sembrerà di tornare indietro nel tempo mentre percorrete quei pochi passi necessari ad attraversarla, mentre, sulla vostra sinistra, vedrete la Fontana di Via Maestà delle Volte.

Costruita nel 1928, quindi abbastanza recente, sembra però ben inserita in quel contesto storico in cui vi troverete a passeggiare, se non fosse per l’iscrizione che riporta letteralmente “XX sec.”. Progettata dall’architetto Pietro Angelini, fu costruita proprio sotto un arco di uno dei vecchi edifici che popolano il vicolo. Il nome, sia della fontana che della via, deriva da un dipinto eseguito nel 1330 circa, sotto una volta del palazzo del Podestà, che sembra fosse stato fatto per allontanare i malfattori da quella strada, un tempo più buia e angusta. Successivamente nel 1335, per proteggere il dipinto, venne costruito l’oratorio della Maestà delle volte, distrutto però in un incendio, fu eretto nuovamente nel 1567. Ad oggi all’interno si conserva ancora il dipinto originale.


ACQUEDOTTO

La costruzione dell’acquedotto, lungo all’incirca 4 km, ebbe inizio nel 1254 per condurre l’acqua da monte Pacciano alla Fontana Maggiore e, sotto la guida di Fra Bevignate e di Boninsegna da Venezia, fu terminato nel 1280. Senza l’ausilio di pompe o altri strumenti, ma con l’utilizzo di un condotto forzato a pressione si riuscì ad imprimere all’acqua il moto inverso; un’impresa idraulica di straordinaria arditezza. Nel 1322, come indica la targa nel bacino superiore della fontana, venne terminata la realizzazione di un altro tracciato più diretto, ma con dislivello e pressione maggiore.


L’acquedotto fu dismesso nel 1835, a causa di continui problemi funzionali e manutentivi, e se ne costruì uno nuovo con l’acqua proveniente da Bagnara di Nocera Umbra diretta al serbatoio di Monteripido. Oggi, presso il monte Pacciano, in zona San Marco e Ponte d’Oddi, sono ancora visibili i ruderi con le arcate ricostruite nel corso dei secoli in stile medievale, ormai coperte dai rampicanti.

Durante la prima metà del XIX secolo, una volta cessata la sua funzione, l’ultimo tratto che arriva in città prima del passaggio sotterraneo sotto la cattedrale, fu trasformato in un caratteristico percorso pensile per collegare più agevolmente il borgo di Porta S. Angelo al centro storico. Questo tratto è costituito da un ponte sorretto da una decina di campate con arconi a tutto sesto, al quale è stato aggiunto il parapetto. Addossato ad esso sorsero diverse abitazioni che aprirono gli accessi anche a quota, non alterando la monumentale opera ma rendendo il percorso pedonale una delle più tipiche vie cittadine.


Dove termina il tratto a cielo aperto E’ un cunicolo, tracciato fin dall’epoca etrusca, utilizzato come via d’acqua dal XIII al XIX sec. che utilizza la porta etrusca minore chiamata “Postierla della Conca” e che attualmente termina nell’area archeologica della Cattedrale. Solo in certe occasioni è possibile la visita guidata in questo tratto sotterraneo.

Via dei Priori è una delle principali vie d’accesso al centro storico di Perugia. Dallo skyline cittadino emerge la Torre degli Sciri, monumento simbolo della via e dell’intera città. La torre è l’unica superstite, nella sua interezza, di un numero imprecisato di torri che nel Medioevo hanno caratterizzato l’aspetto urbano della città di Perugia (gli studiosi attestano un numero che oscilla tra le 42 e le 64 torri urbiche). Tra il IX e il XIII secolo infatti la torre rappresentava un elemento architettonico fondamentale, come strumento militare e come rappresentazione di prestigio nobiliare delle famiglie cittadine. E, come sono state un segno di potenza, così le torri hanno patito dismissioni, riduzioni in altezza o distruzione a seguito di vari eventi nel corso del tempo.

CHIESA DI SAN FILIPPO NERI

Piazza Ferri. Già Piazza del Naspo e Piazza della Chiesa Nuova. Dal 1871 è intitolata a Baldassarre Ferri (1610-1680), celebre voce bianca, qui sepolto presso la Chiesa di San Filippo Neri. Ciò è probabilmente dovuto anche al fatto che il quartiere, che si estende da Via Fratti all’Auditorium di Santa Cecilia, era considerato nell’Ottocento il quartiere musicale della città.


La chiesa di San Filippo Neri, detta anche chiesa Nuova, Fu eretta nel 17° secolo sopra un preesistente edificio paleocristiano, intitolato a San Giovanni Rotondo, su commissione dei Padri Filippini al famoso architetto Paolo Maruscelli. La chiesa, maestosa e trionfale, rappresenta la massima espressione di barocco a Perugia. La facciata, disegnata dallo stesso Maruscelli, tutta riccamente decorata in travertino e preceduta da una scalinata con balaustra, fu iniziata nel 1647 e portata a termine nel 1665. L’interno, squisitamente barocco, ad una sola navata con volta a botte e cappelle laterali è riccamente decorata con affreschi di vari autori dal XVII al XVIII secolo tra i quali ricordiamo Carlone, Boccanegra, Ceccarini, Appiani. In particolare la navata, affrescata con Storie dell’Apocalisse risalenti al 18° secolo, accompagna il visitatore fino all’altar maggiore dove si può ammirare il bellissimo dipinto “Immacolata Concezione” di Pietro da Cortona del 1662. Sono altresì presenti pregevoli opere realizzate da noti artisti locali del tempo.

Alcuni dipinti (“Natività di Maria” di Pietro da Cortona del 1643, “Presentazione di Maria al Tempio” di Luigi Scaramucci del 1665 e “Presentazione di Gesù al Tempio” di Andrea Sacchi del 1631) si trovano, dopo le Leggi di Soppressione, alla Galleria Nazionale dell’Umbria situata in Palazzo dei Priori in pieno centro di Perugia. Invece “L’Assunzione” di Guido Reni del 1637 sequestrata durante le razzie napoleoniche si trova al Musée de Beaux Arts di Lione.

Di recente la chiesa è stata oggetto di una importante ristrutturazione resasi necessaria a seguito degli eventi sismici del settembre 1997 e che le ha ridonato l’antico splendore.


Sarete ormai stanchi, avete girato in lungo e il largo Corso Vannucci con i suoi musei, magnifici palazzi e imponenti chiese, e state cercando un posto per riposarvi, per rilassarvi un attimo, ma senza perdere l’occasione di ammirare ancora una volta qualcosa di unico. Percorrete, allora, Corso Vannucci fino alla fine e giungerete ai Giardini Carducci. Li troverete immediatamente dopo il palazzo della provincia, dove un tempo sorgeva parte della Rocca Paolina. Al centro è situato un monumento al Perugino e i busti di Giosuè Carducci, Orazio Antinori, Galeazzo Alessi, Guglielmo Calderini e del Pintoricchio.

“…Cosí fece in Perugia. Ove l’altera

Mole ingombrava di vasta ombra il suol

Or ride amore e ride primavera,

Ciancian le donne ed i fanciulli al sol.


E il sol nel radiante azzurro immenso

Fin de gli Abruzzi al biancheggiar lontano

Folgora, e con desío d’amor piú intenso

Ride a’ monti de l’Umbra e al verde piano.


Nel roseo lume placidi sorgenti

I monti si rincorrono tra loro,

Sin che sfumano in dolci ondeggiamenti

Entro vapori di viola e d’oro.


Forse, Italia, è la tua chioma fragrante

Nel talamo, tra’ due mari, seren,

Che sotto i baci de l’eterno amante

Ti freme effusa in lunghe anella al sen?


Io non so che si sia, ma di zaffiro

Sento ch’ogni pensiero oggi mi splende,

Sento per ogni vena irmi il sospiro

Che fra la terra e il ciel sale e discende…”

Così scriveva Giosué Carducci quando, nel suo periodo di permanenza a Perugia, le sue soste nei giardini oggi a lui intitolati ispirarono i versi del “Canto dell’Amore”, di cui sopra è riportato un estratto. Il poeta ripercorre nell’Ode la sete di potere e controllo che avevano portato Papa Paolo III a costruire la Rocca Paolina, per sopprimere e schiacciare ogni possibile moto perugino. Come spiega nel canto, il “…popolo è..un cane…E i sassi addenta che non può scagliare… E specialmente le sue ferree zanne Gode ne le fortezze esercitare…”, così i perugini si sono ripresi i loro spazi, sradicando simboli di potere per donarli di nuovo al sorriso dell’amore e della primavera. Dove sorgeva la fortezza, ora cresce erba e germogliano fiori.

Bene, qua potrete prendervi un po’ di relax e sostare al verde, ma rimanendo sempre nel centro più antico della città. Potrete decidere di appoggiarvi alla balaustra e godervi il panorama della parte sud di Perugia, scrutando la rete delle ultime case che lentamente si dirada fino a perdersi immersa nel verde della vallata Umbra. Se passerete di lì al tramonto, assisterete ad uno spettacolo unico, con l’ultimo sole ad illuminare il verde in lontananza e a dorare con gli ultimi riflessi il travertino della città.

ROCCA PAOLINA

Nel centro storico di Perugia, all’estremità sud di Corso Vannucci, spazio ora occupato da aiuole, panchine e fontane, dal Palazzo della Provincia e dal monumento equestre di Vittorio Emanuele, si trovava l'insieme di edifici chiamato dai perugini Rocca Paolina.

Sebbene resti solo parte di questa imponente struttura, percorrendo le sue strade si ha la possibilità di vivere una vera e propria città sotterranea, sotto il livello del corso principale. In questo luogo si svolgono diversi eventi durante l’anno, come i caratteristici mercatini di Natale, mentre un’installazione con un modellino della città e una video-proiezione immersiva sulla storia di Perugia accolgono i visitatori tutto l’anno. Ampi spazi con alti soffitti si intervallano ad anguste vie e piccole stanze. Le inferriate, gli archi e le volte in mattoni, le feritoie che scrutano con diffidenza le vicinanze, permettono di rivivere il clima cinquecentesco nel quale la Rocca Paolina è nata. Questa, infatti, venne edificata a partire dal 1534 per sedare i violenti scontri che in quel periodo agitavano la città, e per ricondurre la vita cittadina a una qualche forma di normalità. Perugia aveva perso il prestigio che le derivava dal buon governo comunale medievale e si stava avviando ormai al destino di città sottomessa allo Stato della Chiesa.

I membri dei diversi rami della famiglia Baglioni, che esercitava su Perugia il potere assoluto, si contrapponevano gli uni agli altri in fazioni armate. La città era di fatto priva di una vera e propria signoria e, ad aggravare la situazione sociale ed economica, intervenne nel 1540 l'imposizione del Papa ad acquistare il sale, a un prezzo molto più alto, dalle saline pontificie invece che dai senesi. Prima dell'avvento dei frigoriferi il sale era strumento fondamentale nel processo di conservazione del cibo, aumentarne il costo significava ridurre alla fame un'ampia porzione della popolazione. Perugia tenta di ribellarsi costituendosi in repubblica e sfidando le truppe pontificie, che ebbero però la meglio. La tradizione vuole che proprio in occasione di questa disputa, detta appunto “guerra del sale”, nacque l’usanza di fare il caratteristico pane sciapo.

In questo contesto, nel 1540, Papa Paolo III Farnese affida ad Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484 - Terni 1546) l'incarico di accelerare la costruzione già avviata della Rocca Paolina, progettando un corridoio fortificato che collegasse la fortezza con la zona sud della città.

La Rocca Paolina contro i nobili perugini

La costruzione, iniziata nel 1537, sorgeva sulle case dei Baglioni comprese tra la chiesa di S. Ercolano a est e S. Maria dei Servi a ovest. Vengono contestualmente distrutte anche le abitazioni dei notabili che avevano preso parte alla sfortunata repubblica perugina. Si andava delineando per Perugia la prospettiva di diventare un Ducato affidato a un membro della famiglia del Papa. Serviva dunque che ci fosse, ben protetto entro il perimetro della fortezza, anche un palazzo in cui il futuro signore di Perugia potesse risiedere con agio. Il Papa fece però sterzare il progetto verso la realizzazione di un palazzo papale, affidando il compito all'architetto Galeazzo Alessi. Intorno al 1547 la fortezza era completata. Una mastodontica costruzione articolata in diverse parti: un corpo centrale, un corridoio fortificato e la fortezza collocata al termine di esso. Ciò che resta oggi è solo una parte residuale, perché nel 1860, con una grande cerimonia, si diede inizio alla distruzione dell’edificio simbolo dell'odiato potere papale.


ANTONIO DA SANGALLO

La mano di Sangallo

Parallelamente al corridoio fortificato si trova ora l'impianto delle scale mobili che introduce nei resti della Rocca Paolina. Entrando nell'edificio, sono visibili gli altissimi archi realizzati in laterizio da Antonio da Sangallo per chiudere il cielo delle vie medievali al di sopra delle quali avrebbe trovato posto il palazzo. L'architetto rinascimentale dovette tenere conto delle strutture preesistenti al suo intervento, come la cerchia delle mura etrusche, sulle quali si apriva uno degli accessi monumentale della Perugia antica. Il Sangallo fece smontare l'apparato decorativo di tale porta e lo fece spostare in avanti di circa cinque metri. Ancora oggi è possibile ammirare la porta Marzia rimontata sul parato in mattoni. Spostandosi all'interno della Rocca Paolina è facile distinguere gli edifici della Perugia medievale, facendo attenzione ai materiali impiegati: porte, pareti e strutture realizzate in pietra vanno considerate antecedenti alla costruzione cinquecentesca. Questa venne realizzata in mattoni, materiale più resistente ai colpi delle armi da fuoco che cambiarono, proprio dal Cinquecento, le modalità di combattimento.


Le opere perdute

Il palazzo costruito al culmine della fortezza ospitava ambienti di raffinata bellezza, con decorazioni murali eseguite sotto la guida di Giorgio Vasari. Si è perso così, con le distruzioni ottocentesche, un importante ciclo (forse il più importante) di pittura manieristica in città. È da registrare inoltre la perdita, anche se non completa, del ciclo di affreschi che ornava la casa di Braccio Baglioni. Commissionato a Domenico Veneziano (1438), questo complesso decorativo raffigurava gli uomini illustri della città, dei quali rimane solo la figura di un armato.

Porta Marzia (III sec. a.C.) costituiva il più importante accesso meridionale alla città.


In occasione dell’edificazione della Rocca Paolina, Antonio da Sangallo smontò la porta e incastonò la parte superiore nella fronte del bastione. Ancora oggi sono visibili gli stipiti all’interno, arretrati di qualche metro.


La porta è realizzata in travertino, come tutta la cerchia muraria etrusca, e presenta un arco a tutto sesto arricchito da una sovrastante loggia con cinque sculture in pietra arenaria ̶ presumibilmente Giove (in etrusco Tinia) tra i Dioscuri e i rispettivi cavalli.


Sopra e sotto la loggia ricorrono le iscrizioni romane 'COLONIA VIBIA' (in memoria di Vibio Treboniano Gallo, imperatore di origine perugina, che attribuì alla città il titolo di colonia) e 'AUGUSTA PERUSIA'.


All'interno della Rocca sono inoltre visibili tratti di mura etrusche e alcuni frammenti architettonici di epoca rinascimentale.

Questi sono alcuni tra i più importati monumenti della città, per maggiori informazioni vi consiglio di visitare